World Wide Web: di superficie, profondo e oscuro

Il 6 agosto 1991 è ufficialmente la data di nascita del World Wide Web (WWW) e corrisponde alla data di pubblicazione del primo sito web della storia, ad opera dell’informatico inglese Tim Berners Lee.

A distanza di 33 anni la tecnologia alla base del web permette di navigare su un numero infinito di pagine che lo compongono.

Da allora, chiunque possieda un computer, un accesso ad internet, programmi di accesso ed una porzione di memoria di un server web (applicazione software in grado di gestire le richieste di trasferimento di pagine web) può agevolmente pubblicare contenuti multimediali, offrire prodotti, servizi,…

Immaginando in senso figurato il web come un iceberg di cui emerge soltanto una piccola parte dall’oceano senza fine di internet, possiamo agevolmente immaginare che la parte più ampiamente sviluppata si nasconda sotto la superficie dell’acqua.

Appare corretto definire di superficie la parte visibile dell’iceberg, che corrisponde a circa il 4% del totale e dove è possibile accedere semplicemente accendendo un computer; in questa piccola parte troviamo Facebook, YouTube, Wikipedia, Amazon, Instagram, Yahoo, Bing, Google e, più in generale, tutti i motori di ricerca.

Andiamo ora ad analizzare quello che dell’iceberg rimane “nascosto” sotto la parte emersa.

Si definisce deep web (o web profondo) la parte di web non indicizzata dai motori di ricerca ed è molto più grande del web che tutti noi conosciamo e in cui conduciamo ricerche e corrisponde al 90% del totale.

Il deep web raccoglie siti web non destinati a una visualizzazione pubblica, come la casella di posta Gmail, che fa parte anche del deep web, perché non è un dominio di pubblico accesso. Altri esempi includono moduli online, riviste accademiche, documenti legali, registri medici, ma anche risorse governative o report finanziari e, in generale, informazioni riservate. Questi siti web risiedono in directory che i motori di ricerca non possono analizzare. 

La parte più nascosta, dark web o web oscuro si trova all’interno del web profondo e corrisponde a quella parte di internet che non viene indicizzata e che, in aggiunta, necessita di software speciali per accedervi (il 6% del totale)

“Dal deep web in giù, non vi trovate in un luogo ludico… ma in un posto dove gli hacker che non sanno proteggere (realmente) i propri dati rischiano come un turista che passeggia di notte nei peggiori quartieri di Bogotà, con uno scintillante Rolex al polso”

TOR, The Onion Router, ha dato avvio al The TOR Project, un progetto per la comunicazione anonima a disposizione di tutti su internet. Come dice il nome “The Onion“, “Cipolla” viene utilizzata una stratificazione con lo scopo di anonimizzare le comunicazioni attraverso una rete di server (gestiti per una parte dalla fondazione anonima e per la restante parte da volontari) con il compito di cifrare la comunicazione tra client e server sovrapponendo ben tre strati di crittografia ai dati di trasmissione che vengono fatti transitare attraverso computer intermedi (gli onion router) che ne nascondono l’origine e la destinazione.

Il dark web va, quindi a formare una rete anonima e non rintracciabile con i tradizionali motori di ricerca ed è utilizzato in larga parte da dissidenti, giornalisti e per le attività di whistleblowing.

Contrariamente a quanto si possa pensare quest’ultima parte “oscura” non è la più insicura, né la più pericolosa e nemmeno la più immorale, non potendo distinguersi nettamente tra i tre diversi livelli del web contenuti legali, illegali / pericolosi, sicuri/ morali o immorali, trovando ogni tipologia di contenuto ad ogni livello, di superficie, profondo od oscuro.

La distinzione tra i tre livelli del web non viene fatta dalla diversa qualità di contenuti, bensì dalla più difficile modalità di accesso alla parte più profonda, rispetto alle parti più vicine o addirittura “a vista” rispetto alla superficie. Ed esattamente come nell’oceano, tanto più una cosa è distante dalla superficie, più difficile è da trovare. Nel dark web, quindi, più difficile da “raggiungere” per utenti non esperti si trovano più facilmente merci illegali tipiche del black market, quali armi, droga e prodotti legati alla pedopornografia.

La tecnologia, come sempre, non è né “buona” né “cattiva”, la differenza è nell’uso che se ne fa.

Prevenire è meglio che curare. Sempre.

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