Intelligenza Artificiale: Forte vs Debole

Per chi è appassionato di racconti di fantascienza è facile ritrovare la realtà di oggi nei primi scritti dell’autore ritenuto il padre del genere fantascientifico, Isaac Asimov, scrittore, biochimico e divulgatore scientifico che inizia a scrivere a soli 19 anni, nel 1939.

La pubblicazione nel 1950 della raccolta di racconti dal titolo “Io, robot” conduce per mano il lettore all’esplorazione del mondo della robotica , attraverso le tre leggi della robotica che vi sono contenute.
Negli stessi anni il grande fermento scientifico sullo studio del calcolatore e il suo utilizzo per sistemi intelligenti porta alla ribalta, nel 1956, il lavoro di Alan Turing, considerato uno dei padri dell’informatica moderna.

Già nel 1936 Alan Turing aveva posto le basi per i concetti di calcolabilità, computabilità e per la macchina di Turing.Turing stesso, scrisse “Computing machinery and intelligence“, un articolo in cui proponeva quello che sarebbe divenuto noto come test di Turing, secondo cui una macchina poteva essere considerata intelligente se il suo comportamento, osservato da un essere umano, fosse considerato indistinguibile da quello di una persona.

Da allora il tema dell’Intelligenza Artificiale ha ricevuto un’intensa attenzione da parte della comunità scientifica e sono nati i diversi “approcci” alla materia quali la logica matematica (per la dimostrazione di teoremi e l’inferenza di nuova conoscenza), le reti neurali…

Le aspettative sulle applicazioni dell’Intelligenza Artificiale, iniziarono a crescere rapidamente ma, a causa della limitazione di macchinari dell’epoca che ancora non possedevano una adeguata capacità computazionale, non furono mantenute e si formarono due modelli diversi di Intelligenza Artificiale: l’Intelligenza Artificiale Forte e Intelligenza Artificiale Debole.

L’intelligenza artificiale forte o AGI (in sigla dall’inglese artificial general intelligence) studia sistemi in grado di replicare l’intelligenza umana e persegue la teoria secondo la quale le macchine sono in grado di sviluppare una coscienza di sé. Il concetto di IA forte è stato analizzato e contestato alla fine degli anni ’70 dal filosofo John Searle nel suo famoso “esperimento della stanza cinese” con il quale avrebbe dimostrato che l’intelligenza artificiale non può essere equivalente a quella umana perché la mente umana comprende, elabora e si esprime attraverso un linguaggio complesso, in cui le parole sono investite di significato, e determinano il modo in cui una risposta verrà data. Searle ribadisce che l’esperienza soggettiva propria dell’essere umano è molto più complessa e non può essere “replicata” dalla prestazione della macchina. Al momento, non esistono esempi di sistemi AGI che siano stati completamente sviluppati. Tuttavia, la ricerca in questo campo è molto attiva..

L’Intelligenza artificiale debole agisce e si comporta “come se” avesse un cervello. La finalità dell’AI debole non è quella di realizzare macchine che abbiano un’intelligenza umana, quanto di fungere da “problem solving” per la risoluzione di problemi, in sostituzione di alcune funzioni complesse umane, come ad esempio calcoli complessi o la traduzione simultanea di testi. In questo caso il software elaborato, senza esserlo agisce “come se” fosse un soggetto intelligente. Searle affermò in “Menti, cervelli e programmi” che l’Intelligenza Artificiale debole consente di verificare le ipotesi in maniera estremamente precisa. C’è la possibilità di costruire una macchina che sia in grado di simulare il comportamento umano, senza mai né eguagliarlo né superarlo; in altre parole, ipotizzando un confronto tra uomo e macchina, la mente umana mantiene la sua supremazia sulla macchina che non è capace di pensare in maniera autonoma e svolge il proprio compito sotto la supervisione dell’uomo.

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